Nella puntata precedente ho reso nota a tutti la mia infatuazione per una mantide religiosa. Dopo averla adagiata su una fogliolina d’erba, ho proseguito la mia perlustrazione del bosco di Castel del Monte scendendo lungo il primo gradone naturale alla ricerca della cisterna ipogea.
Questo è il classico caso in cui non so se vedere il bicchiere mezzo pieno, oppure mezzo vuoto. Venuta alla luce due anni fa (qui il link all’articolo), fu segnalata delimitandola con del nastro bicolore: a distanza di due anni, del nastro ormai scolorito ne rimangono poche tracce, idem per i paletti di sostegno ormai crollati.
Il visitatore o l’escursionista deve dunque contare unicamente sulle proprie capacità visive per non rischiare di caderci dentro. L’ambiente si presenta parzialmente allagato a causa dei recenti temporali e l’acqua melmosa ne rende pressoché impossibile individuarne a occhio la profondità.
Nonostante le condizioni pietose in cui versa, la cisterna ipogea si fa almeno notare per la sua peculiarità architettonica. Decido di proseguire la passeggiata lasciandomi alle spalle la cisterna, cercando di andare dritto ma davanti a ostacoli insormontabili come diversi pini crollati, sono costretto a procedere a zig zag.
L’habitat cambia improvvisamente, complice evidentemente la diversa composizione del terreno: ecco che tra massi sapientemente scolpiti e un cippo collocato a ridosso del gradone, spuntano funghi di varia specie perfino dalle pigne cadute dagli alberi. Non sono un esperto, tanto meno un cercatore occasionale, quindi proseguo il cammino alla ricerca di altri spunti, pur lasciandovi qualche testimonianza (tremolante ahimè) fotografica.
Interessante il tuo reportage! Scandaloso il fatto che quella pericolosissima cisterna sia stata lasciata dalle autorità competenti senza protezione alcuna per chi si trova a passare da quelle parti.
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Scandaloso come lo stato di totale abbandono in cui versa il bosco… Vedessi quanti pini caduti ci sono e mai rimossi…
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Così gli incendi hanno conseguenze devastanti!
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Esattamente, inoltre in caso di nubifragi perduranti c’è il rischio che l’acqua possa travolgere tutto…
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Non so se rimanere a bocca aperta per la mantide o per la cisterna…
Naturalmente la tua narrazione è del cronista di razza, ma su questo non ci piove.
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In teoria ci si dovrebbe meravigliare per entrambe, ma le condizioni in cui versa la cisterna ipogea destano più sconforto e rabbia…
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L’ho capito sai..
Purtroppo è molto diffusa l’incuria..
Ma io, fossi un archeologo, non mi lascerei sfuggire la “leggendaria chiesa di “S. Maria del Monte Balneolo“, un’antica abbazia benedettina che sarebbe esistita prima dell’edificazione del castello”.
Fantastico!!
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Eh l’abbazia… chissà quando la Sovritendenza si deciderà ad attuare una campagna di scavi…
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Meglio non parlarne, Donato…
Non voglio difendere le BAAAS, ma ti rendi conto di quanti beni abbiamo o abbiamo avuto?
Qua se non intervengono i privati come pensiamo di recuperare?
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Donato non deludi mai le aspettative! Complimenti per il reportage illustrato 🙂
Non si conosce la precisa ubicazione del monastero benedettino (poi cistercense) di Santa Maria del Monte, ma la sua esistenza è confermata da documenti storici.
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A.A.A. Cercasi archeologo!!! Grazie cmq 😉
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